Trascrizione
Stefano Totoro: 00:00:00 Borgonato di Corte Franca, 30 giugno 2006. Sono Stefano Totoro, mi trovo a Borgonato di Corte Franca presso l'azienda Berlucchi Franciacorta per realizzare un'intervista al presidente Pia Donata Berlucchi nell'ambito del progetto Voci del Novecento, l'Italia dell'economia, dell'impresa e del lavoro, progetto avviato in collaborazione con la Discoteca di Stato - Museo dell'Audiovisivo di Roma.
Presidente Berlucchi, le sue dichiarazioni saranno parte integrante dell'archivio della Discoteca di Stato - Museo dell'Audiovisivo - sezione storia orale, ove vengono raccolte le fonti orali per lo studio della storia contemporanea.
Lei è una donna molto vivace, sicuramente si vede che le piace il suo lavoro, come è iniziata la sua avventura?
Pia D. Berlucchi: 00:00:40 La mia avventura è iniziata quando già avevo due bambini di dodici e di nove anni, quando facevo la mamma a tempo pieno, però sempre con mille altri interessi, mille altre attività, quando i fratelli - io sono l'ultima di cinque fratelli, quindi Francesco, Gabriella, Marcella, Roberto, io sono Pia Donata - quando i fratelli professionisti - del resto come sempre nella mia famiglia - non riuscivano più ad occuparsi dell'azienda agricola che nostro padre - pure lui professionista ingegnere - ci aveva lasciato in eredità. Le aziende agricole venivano portate avanti in Italia secondo il vecchio sistema della mezzadria ed in questo modo si riusciva ad essere professionisti ed a occuparsi anche della propria azienda. Quando però la mezzadria decadde e si passò ad una gestione di tipo manageriale, bisognava dedicare molto tempo e naturalmente un professionista serio che deve passare otto, nove, dieci ore in ufficio, soprattutto gli ingegneri, come i fratelli sui cantieri, sparsi nelle varie parti d'Italia, non riuscivano più a gestire questo tipo di direzione. Mi chiesero di provare. Francamente era un argomento totalmente estraneo al mio modo di vivere fino allora. Io, moglie di medico, conosciuto quando facevo la crocerossina, ero molto portata più all'ambiente sanitario che all'ambiente manageriale. Però cominciai ad avvicinarmi a questo campo. Avevo una … una carta vincente dalla mia parte ed era quella che ci avevano lasciato i genitori e cioè la passione straordinaria per tutto ciò che ci circonda, per l'universo che ci circonda e quindi per la terra: questo dono di Dio, questo variare delle stagioni, insomma questa… fascino continuo che la terra dà a chi la guarda con gli occhi aperti, perché c'è anche chi non la guarda. Questa era l'unica mia carta vincente, per il resto, piano piano, mi avvicinai a tutto quello che era necessario per poter seguire la terra, quindi le cose meno romantiche, le cose molto più legate alla contabilità e alle cose pratiche. Però, devo dire che la passione continuò ad avere il sopravvento e oggi, dopo trent'anni, mi piace ancora quello che faccio.
Stefano Totoro: 00:02:52 Quindi lei, quando ha iniziato, che anni erano?
Pia D. Berlucchi: 00:02:54 Erano gli anni 1976/77. Oggi, nel 2006, posso dire che sono… che sono … dunque… quasi trent'anni che mi occupo di questa cosa, sì di questa attività. Naturalmente il mondo è cambiato. La cosa straordinaria è che non cambia la terra, il sole sorge sempre, il caldo, il freddo, la grandine: il grande pericolo.
Stefano Totoro: 00:03:20 Lei aveva studiato dove?
Pia D. Berlucchi: 00:03:21 Allora, io avevo… come in casa mia, avevo… mi ero… avevo fatto gli studi classici, perché mia madre, grande… grande donna di cultura straordinaria, oltre che pianista, diceva che esisteva un'unica scuola superiore che valeva la pena di fare in Italia e che era il liceo classico. Nonostante poi questo liceo classico avesse portato gli ingegneri, ma gli ingegneri pure raccontavano come al Politecnico di Milano, dopo i primi mesi di choc per trovarsi a contatto coi numeri dagli studi classici … poi il liceo classico un tempo era talmente impegnativo dal punto di vista delle ore di studio e anche l'elasticità mentale dovuta al greco e al latino, dicevano, poi, gli ingegneri che non avevano fatto nessuna fatica a passare ai numeri, questa … è un concetto che ancora oggi a volte si sente dire. Devo dire che anch'io ricordo con un piacere sommo questo tipo di studio, di scuola, che magari allora trovavo un po' pesante, però ancora oggi quel poter godere in qualche momento di libertà, di qualche citazione, di qualche ricordo dei lirici greci… Poi ero una appassionatissima della lingua greca e quindi - anche la latina naturalmente - ritrovare oggi ancora queste cose è una grande ricchezza.
Stefano Totoro: 00:04:30 E dopo il liceo?
Pia D. Berlucchi: 00:04:32 Ecco, dopo il liceo successe che io ero l'ultima di cinque, mia madre rimase vedova molto giovane. Allora Brescia, la nostra città, non aveva università e quindi per studiare all'università bisognava… in genere i bresciani andavan tutti a Milano. E la mamma pensò che, in fondo, secondo una sua frase celebre: "tre figli all'Università a Milano bastassero" e io … forse la mia colpa fu di non insistere più di tanto, però mi sembrava che avrei dovuto… avrei dovuto forse stare un po' vicino a lei data la sua solitudine. Allora cominciò ad affascinarmi il cam… il campo della sanità. Ed allora, lì feci - all'ospedale di Brescia, che già allora era all'avanguardia - una scuola di laboratorismo di livello - infatti era un quadriennio, praticamente un'università - e poi perfezionai questi tipi di studi e il destino volle che incontrai mio marito medico e mi sposai, poi, e lasciai il lavoro per dedicarmi ai bambini. Dopo di che, ecco l'aggancio con la natura. Quindi due cose totalmente diverse ma che, in fondo, se vogliamo, possono sempre avere delle… delle connessioni, soprattutto quando si fa una cosa con passione: la passione di per sé connette anche delle cose diverse.
Stefano Totoro: 00:05:42 Gli anni ‘70 erano comunque degli anni molto movimentati in Italia, lei come li ha vissuti?
Pia D. Berlucchi: 00:05:46 Le dirò: io ero talmente affascinata dalla famiglia, da questi bimbi che io adoravo - cioè adoravo, ero severissima - perché io non dimentichiamo, che sono, dico sempre scherzando, che sono un po’ austro-ungarica e quindi lo ero anche con i figli. Però, devo dire che li ho vissuti forse in una forma un po' ovattata, se lei intende gli anni '70 da un punto di vista politico, perché i figli erano così piccoli che non c'erano ancora problemi legati alle scuole e quindi alla politica nelle scuole. Quindi, io mi occupavo di loro, seguivo il campo della medicina di mio marito perché era una mia grande passione, perciò, tutte le riviste mediche che arrivavano in casa, prima le leggevo io, poi le leggeva lui … congressi medici… Devo dire che il nostro mondo, come spesso il mondo della medicina, fortunatamente, pensando alla salute del… della persona, neh, riesce anche a scavalcare quelle che sono le movimentazioni, i drammi positivi e negativi della politica.
Stefano Totoro: 00:06:45 Dopo di che quindi lei, nel ‘70…
Pia D. Berlucchi: 00:06:45 …7, nel ‘77 ho cominciato ad avvicinarmi, sì…
Stefano Totoro: 00:06:49 Ha cominciato ad avvicinar.. In che modo lei si è avvicinata?
Pia D. Berlucchi: 00:06:51 Beh, mi avvicinavo, cominciando… no venendo naturalmente in azienda, allora addirittura si producevano, cosa le devo dire, 40 mila bottiglie, 30 mila, 50 mila bottiglie e venivano i clienti col camioncino a prendere le bottiglie loro. Io venivo due mattine alla settimana, mi ricordo che nell'inverno c'era una stufetta – in queste cantine, come lei sta vedendo, con zone del 1300 fino ai giorni nostri, non c'era un ufficio riscaldato perché con la mezzadria mica serviva - allora c'era una stufetta che veniva accesa dal custode quando io venivo la mattina a vedere e mi barcamenavo con le prime cose, le prime contabilità, usando, tutto sommato, il buon senso che ha una donna. Perché, in fondo io, ancora oggi, sostengo che il bilancio della Fiat, il bilancio della Fratelli Berlucchi - che è molto più piccolo - il bilancio di una famiglia, segue la stessa linea: spese - ricavi, dare - avere. Non cambia, cambiano le dimensioni, cambia il concetto di investimento. Però, come nella famiglia, uno deve stare molto attento alle spese e ai ricavi sennò la situazione non va avanti. E quindi io usai, così, il buon senso che secondo me l'equilibrio… fa parte della mente femminile e poi cercai di imparare da tutti: imparai dalle banche quando andavo in banca, dal commercialista imparai … Il problema è quello di umilmente ascoltare e farsi spiegare e non vergognarsi di dire che non si è capito. Perché se uno non ha capito glielo rispiegheranno, no? Ecco quello che noto oggi in questi giovani, che non capiscono, dicono di sì perché si vergognano a dir che non han capito. Ma dì che non hai capito, lo… cambiamo modo di spiegare, no? Invece si vergognano, invece ci vuole un po’ di umiltà, perché anche oggi sbagliamo in continuazione, io ancora oggi quante volte dico a un direttore di banca: "Senta, non ho capito questo passaggio, mi spieghi questo passaggio ". E il direttore me lo spiega no? Come io posso spiegare al direttore un passaggio di lavoro della cantina.
Stefano Totoro: 00:08:56 Certo.
Pia D. Berlucchi: 00:08:57 Cioè, una cosa è uguale all'altra, no?
Stefano Totoro: 00:08:59 Quindi lei quando è entrata si occupava più della contabilità che di altro.
Pia D. Berlucchi: 00:09:04 Ma sì, sa allora c'era magari solamente un operaio o due . Cioè, no… Io mi occupavo di tutto, mi occupavo di tutto. Perché, non so, per contabilità intendiamo anche, che so, un operaio che deve essere pagato, una fattura che deve esser pagata, una fattura che invece è in pagamento. Piano piano mi occupavo di queste cose e cominciai poi ad avere con me una signora, una ragioniera, che, insomma - chiaramente per queste cose ci vogliono i ragionieri - ed insieme - ancora c'è ancora questa signora oggi, infatti c'è un grande affetto fra di noi perché abbiamo cominciato… No, lei già cominciava, già lavorava, già da tempo, ma poi venne con noi. E la situazione poi, piano piano, diventò, direi, sempre più importante perché… si cominciarono ad avere dei rappresentanti e da un rappresentante oggi ne abbiamo quasi sessanta. Quindi c'è tutta una gestione di marketing enorme, enorme. D'altra parte, volendo mantenere il canale Horeca di vendita - e per canale Horeca intendiamo solo la piccola distribuzione, quindi ristoranti, enoteche, gastronomie, bar, escludendo la grande distribuzione - se vogliamo tenere questo livello di vendita, di marketing, dobbiamo avere molti rappresentanti. Mentre, se uno decidesse di vendere alla grande distribuzione chiaramente dimezza, tri-mezza il lavoro d'ufficio.
Stefano Totoro: 00:10:24 Dalla grande distribuzione voi avete avuto delle richieste?
Pia D. Berlucchi: 00:10:28 Abbiamo spesso delle richieste e ringraziamo dell'onore che ci viene fatto, nel richiedercelo. Per ora rispondiamo che la nostra idea è di continuare sulla strada intrapresa. Non sappiamo cosa succederà domani. Questo non toglie che la grande distribuzione sia una delle scoperte più straordinarie del marketing mondiale. Io stessa per la mia famiglia mi fermo in automobile… dove trovo un supermercato, se conosco una linea che mi va bene, per far le spese per la famiglia. Però c'è un certo tipo di clientela - mi riferisco ai ristoratori, alle enoteche - che se il prodotto è presente in grande distribuzione, non sono molto contenti di distribuirlo loro. Quanto durerà ancora questo? Non le so dire… non le so dire perché io penso che è destinata a finire questa credenza. Per ora noi continuiamo su questa strada, molto difficile, molto impegnativa, sicuramente di grande soddisfazione.
Stefano Totoro: 00:11:24 Lei prima mi ha raccontato come è nata la terra di Franciacorta, gli sforzi che hanno fatto i professionisti di allora, dopo la seconda guerra mondiale.
Pia D. Berlucchi: 00:11:32 Dunque io sono nata nel '42 quindi ero in pace. Però, diciamo che io ho visto la situazione quando… quando la cosa era già un po' più avanti. Beh, diciamo che la Franciacorta viene definita un po' dalla stampa mondiale un'isola, un'isola senz'acqua, senza esser circondata dall'acqua, anche se vicino a noi abbiamo il graziosissimo lago d'Iseo, a 5 chilometri. Un'isola proprio perché rappresenta un modo di concepire l'approccio alla terra un po' diverso da quello che era stato fino allora. Oggi molti approcciano in questo modo. Diciamo che fino allora, la terra rappresentava la grande tradizione, intesa non solo nei suoi pregi, che tutti noi oggi continuiamo a seguire - guai a perdere la tradizione, che è il più grande valore dell'Italia, della sua italianità - ma la tradizione significava sentirsi legati a delle… a dei costumi, legati, per esempio, solamente al tempo, all'umidità, alla stagione. Tutti ricordiamo il contadino che diceva: “Non posso infiascare il vino perché c'è nuvolo… posso sì… no perché c'è il vento… sì perché c'è il sole”. Credenze che avevano una loro ragion d’essere - perché naturalmente quando c'era l'umidità si poteva presentare un tipo di muffa, quando c'era la secchezza si poteva… quindi sicuramente c'erano delle metodiche - però c'erano anche molte credenze popolari. Non si poteva più rimanere fermi in quel modo ed allora … L’isola della Franciacorta si presentò tale, perché i proprietari terrieri erano, nella massima parte, degli imprenditori o dei professionisti - la classica imprenditoria lombarda - che avevano avuto una parte di terra lasciata anche loro in eredità, come tutto sommato noi fratelli Berlucchi da mio padre. Se non che, la mentalità dell'imprenditore è quella assolutamente di guardare il cielo, di sperare che piova o che ci sia il sole - per carità, viviamo nella terra e siamo ben felici di doverci confrontare con le caratteristiche della terra - ma l'imprenditore pensa sempre molto avanti, corre con la mente. Ed allora l'imprenditore cerca di trovare un accordo fra quelle che sono le caratteristiche precipue della terra e che non sono cambiabili, per fortuna… per fortuna… ma di avvicinarle, alla sua mentalità, e quindi a cercare di unire a quello che la terra dà da secoli, qualche cosa che l'uomo può dare; non ad aspettarsi tutto dalla Terra, ecco la differenza. Il contadino si aspetta tutto dalla terra. Quindi grandina? Accettiamo la grandine! Eh ma quella l'accetto anch’io, cosa dobbiam fare? Però, la terra è magra? La nutro. La terra è grassa? Le cambio il PH…. La pianticella… cresciuta in questo modo, soffre se c'è la siccità? Cambio il modo di crescerla… La direzione nord-sud è sbagliata? La… la strappo e ci metto sud-est. Tutte cose che l'agricoltore non ha mai fatto, anche perché la terra è molto lenta nel riprendere la vegetazione, perciò l'agricoltore si trova davanti degli anni in cui non ha produzione. Ma l'imprenditore, professionista, con la mentalità imprenditoriale, non le dico che improvvisamente strappa tutti i vigneti - sennò si trova anche lui che non ha produzione - ma studia un piano di investimento, nel quale nell'arco di una serie di anni, se i vigneti che ha hanno una posizione sbagliata li sposterà un po' alla volta, cercherà di fare i cambi un po' alla volta, che è la stessa cosa che fa nel suo stabilimento. Lo stabilimento ha dei termini molto più veloci, dei tempi più veloci, la terra no. Però, l'imprenditore della Franciacorta ha dimostrato che anche nell'agricoltura, volendo, si può studiare un investimento con mentalità manageriale. Ha chiamato subito i professori dell'Università, anche questa è una diversità enorme. L'agricoltore non ha mai creduto nella scienza. Il contadino? Il fascino, che noi abbiamo delle poesie che parlano del contadino, della musica… però attenzione che il contadino è fortemente cocciuto, crede solo in questi suoi… le sue idee che gli son state tramandate. Io ricordo da bambina, quando veniva qualche specialista per caso, e il contadino che diceva: "Cosa vuoi che sappia lui che ha studiato" quasi con disprezzo “io sì che so quando devo far le cose”. Il che non è sbagliato ma non è vero fino … fino… fino alla fine. E quindi, ecco, quindi, l'imprenditore, proprio per la sua mentalità, che immediatamente chiama le… le università specialiste nella studio della terra, la Cattolica di Piacenza, la Statale di Milano, e con un coraggio, veramente, da quasi follia, segue pedissequamente ciò che i grandi specialisti di agraria gli consigliano: strappare i vigneti e cambiar la posizione, cambiare il… la qualità del clone del vigneto, studiare la qualità dell'uva, non solo per il nome finale - Cabernet, Merlot, Chardonnay - ma per il clone che è più adatto a questo tipo di terra, studiare il terreno in rapporto all'uva - ecco la famosa zonazione, questo studio fortissimo, la prima in Italia la fece la Franciacorta. Questo è l'investimento, non solo economico ma mentale e ideologico.
Stefano Totoro: 00:16:49 Dunque, lei ha fatto studi classici poi si è dedicata all'ambito sanitario. Dove ha imparato ad usare tutti gli strumenti…
Pia D. Berlucchi: 00:16:57 Li ho imparati sul campo!
Stefano Totoro: 00:16:57 …che servono alla vita della sua azienda?
Pia D. Berlucchi: 00:16:58 Li ho imparati sul campo. Anche perché mi piace molto imparare, ancora oggi mi piace molto ascoltare gli altri, oltre che chiacchierare - quando c'è qualcosa che mi si chiede come lei mi sta chiedendo che mi appassiona - ma mi piace molto ascoltare quelli che raccontano e soprattutto quelli che raccontano e fanno, perché nella mia mentalità bisogna essere molto operativi. Non mi piacciono i fumi, le parole sono straordinarie. Amo molto chi parla bene, mi piace ascoltarlo ma mi piace soprattutto che queste parole vengan realizzate. Ecco quindi che, dirigendo l'azienda per tanti anni, trovandomi vicino gli agronomi, gli enologi, i giornalisti, la stampa, il semplice contadino, il cliente, per forza … per forza ho appreso un po' tutte queste cose, in maniera magari empirica, ma comunque insomma credo abbastanza profondamente.
Stefano Totoro: 00:17:49 Lei si sente più manager o più dedita in modo operativo al processo vitivinicolo?
Pia D. Berlucchi: 00:17:55 Mah, le dirò, io… amo un po' tante cose della vita, fa parte della mia caratteristica. Io amo molto l'Uomo - con la U maiuscola - quindi il concetto dell'Uomo al centro dell'universo. Mi piace molto il rapporto umano e il mio rapporto umano è… è veramente multiforme, perché varia dalla persona più semplice alla persona più importante, dal contadino al Presidente della Repubblica, quando mi capita. Quindi amo molto i rapporti umani. Però adoro la terra, adoro la terra, in tutto questo suo svolgersi della giornata, della stagione, dei colori, questa terra sempre uguale, sempre diversa, questa sfida che la terra dà a chi lavora per la terra. Lavorando nella terra la sfida inizia ogni mattina: ogni mattina, in base al cielo, in base a… la temperatura, in base a cosa succederà e devo dire che questo è molto connaturato anche col DNA femminile. La donna ama molto la sfida, contrariamente a quanto uno possa pensare. Io nella mia vita ho incontrato tantissime donne che lavorano e tutte sono coraggiosissime. Lei pensi che le statistiche ci portano le aziende con maggior innovazione, guidate, statisticamente, in maggior parte, da donne.
Stefano Totoro: 00:19:10 Lei crede che in Italia, in questo momento, ci siano troppe o poche donne al comando?
Pia D. Berlucchi: 00:19:16 Beh no, troppe direi di no perché se guardiamo le statistiche, ecco… io direi che sarebbe il caso - e io questo lo penso già da anni - che non si parlasse più di ghettizzazione, tipo quote rosa che trovo un termine orripilante, mostruoso, da cancellare, perché se noi cominciamo a destinare delle quote per una situazione, noi ghettizziamo la situazione. Parliamo di persone valide e non valide, di persone in gamba e di persone non in gamba, che poi siano donne o siano uomini non ha nessuna importanza. Noi abbiamo medici bravi e non bravi, donne e uomini, avvocati bravi e non bravi, abbiamo impiegati bravi e non bravi, operai… Lei pensi che la nostra cantina è una cantina al femminile, ma non per mia scelta, perché è successo così. Noi abbiamo donne negli uffici e donne in cantina. Abbiamo un cantiniere e un capo produzione, i quali se manca una delle donne che lavorano con loro, e la deve sostituire, la sostituisce con un'altra donna, ma di sua volontà, non di mia volontà. Quando c'è il valore, il valore non ha sesso e è questo il vero raggiungimento della parità. La parità non è dire: “uno è più bravo dell'altro, io ho delle quote”; ma che bisogno hai di avere delle quote? Dimostra quello che vali e la quota si fa da sola.
Stefano Totoro: 00:20:29 Qual è la difficoltà più grande che incontra una donna nel mondo imprenditoriale?
Pia D. Berlucchi: 00:20:34 Beh, la difficoltà è una difficoltà non tanto del mondo che la circonda, ma della doppia posizione che una donna ha nella vita. Se una donna non vuol perdere la sua femminilità - e guai a perderla - e per femminilità intendo non solo la bellezza e l’esteriorità - che è molto importante, l'eleganza, il modo di fare, l'educazione, la gentilezza - ma vuole anche lei avere una sua famiglia avere dei figli, la grossa difficoltà è gestire le due cose insieme. Conosciamo migliaia di donne che le gestiscono benissimo. Conosciamo migliaia di giovani che escono da famiglie la cui mamma lavora 20 ore al giorno e i giovani hanno dei risultati strepitosi. Quindi, non è affatto vero che il maggior numero di famiglie con divorzi sia quello dove la donna lavora, non è affatto vero. Io ho esempi, oserei dire, all'incontrario: anche qui non si può ghettizzare. Allora, la donna deve sapere che nel suo DNA ci sono… c'è questa duplicità e deve viverlo come un vantaggio, come un dono straordinario del destino, di poter gestire due cose insieme. Perché gestire la famiglia, pesante, ma una soddisfazione senza limiti, gestire il lavoro con… con piacere è un'altra soddisfazione. Allora se una donna capisce che questa apparente o anche reale difficoltà, però, in fondo, è una ricchezza che lei ha in più, riesce sicuramente a gestirla. Se invece comincia la teoria del lamento, che io non ap… sopporto - io sono severissima con le donne molto più che con gli uomini - proprio perché so che una donna vale, quindi sono molto cattiva. Guai il piangersi addosso. Guai il dire, ah ma io non riesco a ottenere il risultato. Tu impegnati. Devi dare il meglio di te stessa. Riuscirai? Meglio! Non riuscirai? Pazienza, riuscirai un'altra volta, però tu hai dato il meglio di te! Nella vita non possiamo pensare di riuscire sempre a tutto, però non è neanche giusto che ci mettiamo a lamentarci. Ecco io do sempre questo tipo di messaggio alle giovani.
Stefano Totoro: 00:22:40 Suo marito è stato sempre…lui, ha detto, faceva…
Pia D. Berlucchi: 00:22:45 Il medico, sì sì sì.
Stefano Totoro: 00:22:45 Fa il medico… E ha sempre continuato a fare…
Pia D. Berlucchi: 00:22:47 Sì sì sì, lui si è limitato a bere il vino, il Franciacorta, e a consigliarlo magari agli ammalati, ma non è mai entrato nel… in questo campo, anche perché proprio, sa, i medici poi sono molto settoriali e, attenzione, loro pensano, giustamente, fortunatamente, solo al benessere del malato ed è difficile che riescano a fare… È più facile che riescano a saltar da una parte all'altra… un altro tipo di professionista, per esempio il nostro presidente, mio fratello avvocato. Gli altri consiglieri della società sono due ingegneri… Ecco, ma io vedo che i medici, i colleghi di mio marito, sono molto settoriali, quando fanno veramente il medico bene, perché sono molto assorbiti proprio da questa mentalità che esula da quelli che sono i problemi del management.
Stefano Totoro: 00:23:31 Da una parte un medico, dall'altra l'amministratore delegato di un'azienda, e i figli?
Pia D. Berlucchi: 00:23:35 Allora i miei figli, guardi: mio figlio in questo momento è a Londra, ha fatto 14 anni all'estero fra Madrid, Parigi, Londra, 5 lingue, broker di borse internazionali. Mia figlia, psicologa, dopo 10 anni di psicologia, lei è stata assorbita dall'azienda e mi cura la parte estera e anche lei ha dei rapporti con la stampa, dove non ci sia la necessità che intervenga io personalmente.
Stefano Totoro: 00:24:00 Lei è sempre riuscita a stare con il suo lavoro molto vicino ai figli?
Pia D. Berlucchi: 00:24:05 Beh… le dirò… la vita di una donna che fa tante cose inizia alle 6 di mattina e finisce a mezzanotte, o all'una, o alle due. Se uno riesce - anche fisicamente, questo anche probabilmente, anche proprio un dono di Dio, avere una certa salute e una certa robustezza fisica - sicuramente uno riesce moltissimo, ecco. Anche perché… diciamo che io ho avuto questa fortuna, che mi sono avvicinata al lavoro, quando i piccoli non erano piccolissimi perché avevano già 12 e 9 anni. Quindi, allora, magari facevo un po' meno ore di quelle che faccio oggi e quindi loro erano a scuola fino a una cert’ora del pomeriggio. Poi, lei sa che i ragazzini hanno gli sport, hanno la musica, il pianoforte piuttosto che il flauto e queste cose… perciò quando io rientravo, rientravano tutto sommato anche loro. Ed allora, ecco che poi si continuava… Ma direi che dal risultato avuto negli studi loro, mi sembra che non abbiano sofferto - anche perché si son laureati prestissimo, tutti con voti molto alti, perciò si vede che, tutto sommato, non si sono sentiti defraudati - anzi, erano molto affascinati quando io raccontavo quello che stavo facendo, se ottenevamo dei risultati. Allora loro si sentivano fieri della mamma, quindi questo è molto divertente.
Stefano Totoro: 00:25:26 Quindi, dei due figli, soltanto sua figlia è entrata?
Pia D. Berlucchi: 00:25:29 Sì, per ora solo mia figlia. Vedremo, perché poi ci sono i figli dei miei fratelli, che tutti sono dei professionisti di vario campo, abbiamo un po' passato tutte le discipline possibili, anche con tre presenze all'estero in questo momento. Tutti amano molto questa azienda che è proprio nel cuore di tutti e, secondo loro, io rappresento il fulcro, per cui nelle feste, Natale, Pasqua ci troviamo tutti nelle sale aziendali - che sono sale comuni, dove riceviamo la stampa, dove riceviamo gli ospiti e dove magari ci riuniamo tutti noi per la sera del Natale o della Pasqua. E noi siamo in tanti, magari siamo anche 30 - 35, tra fratelli e nipoti.
Stefano Totoro: 00:26:11 Torniamo un attimo agli anni in cui ha iniziato, i suoi figli avevano 12 e 9 anni. L'azienda aveva una produzione, ma non una produzione così…
Pia D. Berlucchi: 00:26:20 No, perché l'azienda, anche se la mezzadria era decaduta, però continuava a produrre anche cereali, come erano le aziende di una volta, dove c'erano cereali, un po' di animali e poi c'era anche la parte dedicata al vino. Diciamo che… quando venne creata la DOC Franciacorta, che allora era solo DOC, era il ’67… ’67, io non ero ancora entrata in azienda, entrai dieci anni dopo, però mio fratello Primo, l'ingegnere Primo Francesco - che aiutava la mamma, che era già vedova - decise che queste tre lettere DOC, D.O.C., erano lettere a cui bisognava credere, mentre molti non credettero a queste lettere. E quindi già lui e la mamma decisero che bisognava adeguare l'azienda a questa linea, quindi i pochi vigneti che c'erano allora vennero adeguati, secondo la legge del disciplinare DOC. Quando io entrai… i vigneti erano sempre abbastanza pochi, devo dire che negli anni a seguire continuammo ad allargare le piantagioni nei terreni che già avevamo… che già avevamo… continuammo ad allargarci. La nostra era un'azienda di 100 ettari, 100 ettari in Franciacorta son tanti; in Puglia o in Sicilia sarebbero niente, perché là le aziende sono di 1000 o di 2000 ettari. Ma in Franciacorta sono tanti. Quindi noi non dovemmo mai comperare terreno, non facemmo altro che allargare le piantagioni di vite perché capimmo che, forse… si poteva intravedere un vantaggio dal punto di vista dell'agricoltura vitivinicola, più che nei cereali. I cereali cominciavano a crearci i grossi problemi… non tanto delle Ogm, che quello è una cosa recente, ma i grossi problemi delle grosse produzioni della Russia, della Francia… Quindi facevano crollare i prezzi, perciò la coltivazione di cereali non rendeva assolutamente nulla e si continuò a aumentare la produzione del vigneto. Tant'è che oggi siamo sui 70… abbondanti ettari di vigneto. Il resto, 30 ettari, sono boschi, sono… naturalmente, strade vicinali e abbiamo ancora - così, per ricordo dei genitori - una piccola parte a cereale, proprio a dimostrare che la nostra, anche se da un punto di vista vitivinicolo vuole essere all'avanguardia - e credo che lo sia - non disdegniamo ciò che la terra dà nelle parti più basse, proprio per riservare al vigneto le colline dove c'è una ventilazione migliore,quindi l’ideale per la vite.
Stefano Totoro: 00:28:51 Quindi è stata l’adesione, diciamo… alla… al consorzio a far abbandonare…
Pia D. Berlucchi: 00:28:55 Alla DOC nazionale, si.
Stefano Totoro: [00: 28:56] …alla DOC nazionale a farvi abbandonare la parte degli animali
Pia D. Berlucchi: 00:29:00 Sì, la parte degli animali. E andando avanti restringemmo anche la parte dei cereali e oggi siamo a questa produzione di 70 ettari con 400 mila bottiglie, dove una piccola parte, di… scarsi 10 ettari, sono… sono i cereali, che praticamente corrispondono alla parte piatta della Franciacorta, che peraltro è tutta collinare, in quanto che la Franciacorta rappresenta morfologicamente quello che migliaia di secoli fa era la presenza di un ghiacciaio. Il ghiacciaio, ritirandosi, lasciò queste colline moreniche. Ecco quindi il terreno, il terreno vocato alla produzione spumantistica, dato proprio da questa presenza di calcare, di sali minerali molto adatti allo spumante.
Stefano Totoro: 00:29:42 Lei si sente protagonista di questo passaggio dell'azienda, dalla produzione agricola a tutto campo a quella esclusivamente vitivinicola?
Pia D. Berlucchi: 00:29:49 No, onestamente no, perché questa parte la… la curavano soprattutto i fratelli, devo dire. Io, quando entrai io in azienda, non mi ricordo esattamente bene, ma forse la parte dedicata alla zootecnia non c'era più, non c'era già più. Diciamo che una parte del mio giardino attuale, che è proprio qua vicino alla… all'azienda agricola… - un giardino movimentato con delle parti più alte e più basse - ecco, nella parte più alta del giardino, ricordo, che quando uno dei miei fratelli ingegneri ristrutturò quella cascina di contadini, per farla diventare la mia abitazione, ricordo che demolì una tettoia che serviva proprio per tenere un allevamento modello di vitelli all'aria aperta. Lei sa che l'allevamento all'aria aperta facilita la salute dell'animale contro il famoso spauracchio della TBC…
Stefano Totoro: 00:30:41 Sì, sì sì.
Pia D. Berlucchi: [00: 30:41] …La tubercolosi bovina. Ecco, mi ricordo quella tettoia che venne… venne cancellata, ed ora c'è questa parte di giardino movimentato, molto bello, e che in fondo è quello che era l'allevamento. Diciamo della zoo… Diciamo che oggi la brescianità, la parte bresciana della zootecnia, che è la più forte d'Italia, riguarda la parte di quella che chiamiamo la Bassa Bresciana, cioè dove la provincia di Brescia si estende, molto piatta, verso il Po. Brescia è una provincia molto varia, perché ha le montagne, l'Adamello, ha la zona pedemontana, la Franciacorta e scende nella piatta, verso… verso il Po. Perciò abbiamo delle agricolture molto diverse, da quella montanara a quella agricola. E lì, verso il Po, oltre ad avere la zootecnia abbiamo tutti i cereali. Però la Franciacorta, essendo tutta collinare… era più adatta al vino.
Stefano Totoro: 00:31:32 Qual è l'impulso che lei pensa di aver dato all'azienda, una cosa che sente sua?
Pia D. Berlucchi: 00:31:36 Oh Dio! Diciamo che sicuramente un marketing di questa potenzia… di questa potenza è forse la cosa più grossa che sia stata creata. Anche perché, se oggi noi ci guardiamo in giro vediamo che in tutti i campi - non solo in quello vitivinicolo - il campo del marketing è, in assoluto, il più difficile. Io a volte dico una frase che sembra una frase quasi assurda, ma tutto sommato non lo è: produrre è molto meno difficile che vendere. Anche se con la terra noi dobbiamo fare i conti con la natura - perché chiaramente noi non possiamo decidere quando pioverà o quando verrà il sole - se però abbiamo: un terreno adatto - parliamo della Franciacorta, zone moreniche, quindi terreno vocato alla produzione dell'uva; prendiamo un bravo agronomo - ed ecco la mentalità dei franciacortini che vogliono subito la scienza per supportare la terra - che ci curi la produzione esterna; poi prendiamo un enologo – scienza - che ci cura la trasformazione dell'uva in vino, noi avremo, 99 su 100, un ottimo prodotto. Non possiamo non averlo ottimo, abbiamo la terra, abbiamo la scienza che conduce la produzione terriera, abbiamo l'enologo. Il prodotto deve per forza essere buono, al di là del gradimento personale che uno preferisca un sapore piuttosto che un altro. Quando apriamo il discorso marketing, oggi il mondo è diventato difficilissimo, per gli uomini e per le donne. C’è una… Non solo per l'iperproduzione ma perché c'è questa grossa concorrenza, questa famosa globalizzazione - parola oramai che ci annoia a forza di sentirla dire - ma che vuol dire produrre tutto, in tutto il mondo. Ed allora tu ti devi confrontare con quello che producono gli altri ad un'altra latitudine, dove hanno dei prezzi economici di… di produzione che sono la metà, perché c'è una politica economica diversa, perché c'è una situazione diversa. Tu qui non puoi cambiare la tua situazione economica, perché vivi in questo paese, devi seguirla ed allora lì diventano… cominciano i grattacapi. Perciò…
Stefano Totoro: 00:33:43 Beh, soprattutto nel marketing…
Pia D. Berlucchi: 00:33:46 Secondo me la ricchezza di un'azienda oggi è la suo… il suo… la sua movimentazione nel marketing.
Stefano Totoro: 00:33:54 In questo è più bravo un uomo o è più brava una donna?
Pia D. Berlucchi: 00:33:57 Le statistiche dicono - io non… non… non vorrei dire, perché il solo fatto di dire un uomo o una donna diventerebbe una ghettizzazione, come ho detto prima - le statistiche dicono, che le donne, non per pregio - perché qui non si sta parlando di pregio, il pregio è legato al singolo che abbia voglia di impegnarsi, di studiare, di lavorare, quindi non è legato al sesso - ma le statistiche dicono che le donne, proprio perché - sempre nel loro famoso Dna - hanno un approccio multiforme alle situazioni, proprio per questa multiformità - multiformità significa anche sapersi adeguare velocemente ai cambiamenti di situazione - ecco la donna è dotata dalla natura, anche quando si occupa solo della famiglia, dei bambini, è dotata alla velocità di cambiamento. Perché improvvisamente un bambino ha 40 di febbre, però fino a un’ora prima saltava in cortile, perché gli brucia il cibo sul gas e tutti devono mangiare, allora lei, in 3 minuti, deve mettere a tavola le persone, quando gli è bruciato il cibo. Io sto dicendo delle banalità, ma la velocità di testa, che è caratteristica di una donna, oltre alla psicologia che una donna riesce a avere - ecco il marketing dove c'è molto la psicologia - dicono che sia più portata al marketing- infatti abbiamo esempi di grandissime case dove i direttori marketing son donne. Quindi, forse c'è una caratteristica del… proprio dell'animo, della mente femminile che la porta di più al mercato. Però ciò non toglie che, quando un uomo vale, ci mancherebbe altro.
Stefano Totoro: 00:35:30 Forse la donna sente di più la competizione rispetto all'uomo.
Pia D. Berlucchi: 00:35:34 Ma è il modo di me… di confrontarsi con la competizione, la competizione esiste e c'è e abbiamo detto tutti che è difficilissima e drammatica. Ci sono vari modi di avvicinarsi, sa? C'è il modo violento, che può avere il suo vantaggio, può non averlo. C'è il modo di piangersi addosso, che sicuramente è perdente. Secondo me la donna ha quel tanto di astuzia - prettamente femminile - per capire chi ha davanti, capendo chi ha davanti sa anche come parlare, come porsi, quindi, la donna alla vendita secondo me è piuttosto forte. È chiaro che non deve assolutamente diventare aggressiva, senno è la fine! Perché oggi, oggi con l'aggressività… Secondo me, proprio in un mondo aggressivo come oggi, l'aggressività è perdente. Perché, forse, una volta poteva essere vincente l'aggressività, perché spaventava. Oggi uno non si spaventa.
Stefano Totoro: 00:36:27 Lei dove pensa di aver avuto più coraggio, il momento in cui ha avuto più coraggio?
Pia D. Berlucchi: 00:36:31 Secondo me il coraggio comincia tutte le mattine quando uno si alza. Non posso dirle che io ho fatto un investimento estremamente coraggioso perché noi siamo cinque fratelli e quando… si decise per fare degli investimenti societari, lo decidemmo tutti insieme, quindi direi una bugia. Se fosse solo mia l'azienda potrei dire il giorno che ho investito… che so io… nel Sudafrica piuttosto che in Giappone, allora è stato fortemente coraggioso. Ma gli investimenti vengono fatti dalla… dalla Fratelli Berlucchi, quindi da tutti insieme. Il coraggio potrei averlo avuto, forse all'inizio, nel buttarmi in un campo che assolutamente non mi era congeniale. Io detestavo i numeri, amavo la classicità, amavo la medicina - che non c'entrava niente con la cultura, però mi affascinava, la scienza medica mi affascinava molto - e poi la cultura classica. Devo dire che sono finita in un terzo elemento, che non è né scienza né cultura classica. Però forse, chi lo sa, ho portato nel mio lavoro un po’ dell'uno e un po’ dell'altro. Chi lo sa.
Stefano Totoro: 00:37:34 Tanti numeri, è finita in un ambito dove i numeri…
Pia D. Berlucchi: 00:37:36 Detesto… continuo a detestare i numeri… continuo a detestare i numeri, per fortuna ho delle bravissime ragioniere. Però… detestando i numeri, a volte il divertente è che le ragioniere sono fantastiche nel fare la contabilità, con le loro tutte… calcolatrici, 2000 calcolatrici… Io, che non amo la contabilità spicciola - anche perché non devo farla - sono, devo dire, molto veloce nel fare la contabilità di investimento, così, in velocità. E allora a volte ridiamo in ufficio - anche perché essendo tutte donne c'è un rapporto molto bello, molto allegro, molto spiritoso - e allora io dico: “eccole qui le mie ragioniere, che quando io devo dire… che so… 5685 euro… 15 % tatatà…” io a occhio faccio la percentuale, e loro: "ma come ha fatto a farla?" E io rispondo "Certo, solo perché non sono ragioniera, se fossi ragioniera non lo saprei fare"! Allora scherziamo, ecco.
Stefano Totoro: 00:38:30 Quindi si può dire che questa è un'azienda al femminile.
Pia D. Berlucchi: 00:38:33 È un'azienda al femminile, non arriviamo all'azienda, di una mia socia donna del vino, la… famosa bravissima dottoressa Donatella Cinelli Colombini, che ha una delle sue aziende che si chiama Casato Prime Donne, dove anche l'enologo e l'agronomo è una donna, lì siamo proprio al cento per cento.
Stefano Totoro: 00:38:52 È una scelta o…
Pia D. Berlucchi: 00:38:52 Credo che per Donatella sia una scelta.
Stefano Totoro: 00:38:55 Per lei no?
Pia D. Berlucchi: 00:38:55 No, per me si è creata nel tempo ed oggi le devo dire che io, se ho bisogno di un'altra persona in ufficio, prendo una donna. Forse perché… E pensi che io… a lavoro… i nostri rappresentanti, quasi 60, son solo uomini. Quindi io tratto con il consiglio di amministrazione maschile, tratto con la commerciale maschile, tratto con l'enologo che è un uomo, con l'agronomo che è un uomo. Devo dire che, in ufficio… riconosco questa grande velocità di adeguamento alle situazioni. Ho avuto qualche volta dei ragazzi che facevano degli stage: intelligentissimi, simpaticissimi, tranquilli, meno effervescenti - quindi forse anche che danno più tranquillità all'ufficio - perché l'ufficio con tutte donne è sempre una corrente elettrica a 380 gradi. Però, la multiformità che ha una… una ragazza in gamba - parliamo di persone in gamba - diciamo che il ragazzo tende a fare una cosa alla volta, le ragazze brillanti ne fanno tre-quattro in contemporanea. Ecco, devo dire che qua da noi, ormai siamo abituati ad avere… a fare tre o quattro cose insieme. Io parlo di una cosa e loro rispondono, il computer acceso, due telefoni che vanno: è un modo di vivere, noi non ce ne rendiamo conto ed in fondo ci divertiamo, lavoriamo e ci divertiamo.
Stefano Totoro: 00:40:15 Lei è presidente dell'Associazione Nazionale Donna del Vino. È questa visione particolare che ha verso la donna nel lavoro che l'ha spinta ad assumere questa carica?
Pia D. Berlucchi: 00:40:25 Se lei sapesse la storia di questa carica, sorriderebbe. Io non ho mai voluto entrare in un'associazione di sesso, proprio perché sono coerente nella mia vita e ritengo che oggi… oggi non esista più la distinzione di sesso, ma esista la distinzione dei valori di una persona. Lei pensi che anche, lo sa anche lei meglio di me, Il Rotary ha aperto alle donne, il Lyons ha aperto alle donne. Quindi, io non sono mai voluta entrare in questa associazione. Me l'hanno buttata sulle spalle - pochi anni fa, tutto sommato, sei o sette anni fa - come semplice socia, per rappresentare la Franciacorta. E davanti al consorzio di Franciacorta che mi ha obbligato, affettuosamente, non ho potuto non accettare. Dopo tre mesi mi buttano sulle spalle la Delegazione Lombardia, con cento e… trenta soci. Dopo tre anni mi catapultano alla presidenza nazionale, quando assolutamente io, non solo non lo vo…, ma proprio non me l'aspettavo lontanamente. E… devo dire che è stata una sorpresa che mi ha scioccato quando c'è stata una votazione nazionale di 600… allora erano 600 socie, e mi avevano chiesto di entrare nella rosa delle consigliere. “Ma sì” – dissi – “Ok, consigliera mi va anche bene”. Quando fecero lo spoglio alla sede di Milano, su 600… voti ce n'erano 450 col mio nome, una follia pura… una follia pura. A quel punto lì, il consiglio poi eletto - tra cui io una consigliera - doveva votare la presidente, e quando ci riunimmo nel consiglio parlò una consigliera e disse: "Chiedo che non vengano fatte le votazioni. Direi che all'unanimità noi chiediamo a Pia Donata Berlucchi di fare la presidente”. Ecco, devo dire che mi commossi in quel momento, mi venne da piangere. Io sono una terribile sentimentale, io ho questa fama di carro armato, ma carro armato molto sentimentale. Per cui non venne fatta la votazione e plebiscitariamente mi chiesero di fare la presidente. A quel punto lì cominciai a raccogliere le idee, andai a Milano, una volta… due volte alla settimana per vedere nella sede di Milano cosa succedeva e… partii da una rimessa a punto, un po' di tante situazioni anche… così, banali… ma, ecco, contabili che andavano messe a posto. Naturalmente la prima cosa che un presidente fa è vedere com’è la situazione economica, quindi costi, tagliare i costi, la famosa frase: i nuovi manager tagliano sempre i costi. E ci riuscii, ci riuscii piuttosto bene a tagliare i costi. Per cui, alla fine del primo anno il bilancio dimostrò questo taglio dei costi.
Stefano Totoro: 00:43:09 E anche lì si è trovata con i numeri.
Pia D. Berlucchi: [00: 43:11] Mi sono trovata coi numeri, con una validissima… con una validissima socia… tesoriera, la quale veramente dà corpo a quelle che sono le mie idee, e quindi lei prepara queste statistiche - addirittura troppo precise, perché, essendo un'associazione senza fini di lucro non avrebbe bisogno di bilancio - ma io preparo il bilancio, comparativo, con le osservazioni, secondo le normative CE - ho presentato quindici giorni fa l'altro bilancio - e mi sembra che i bilanci siano molto interessanti e le consigliere sono molto contente di questo. Ma, al di là del fatto economico, devo dire che in questi anni… ho… credo di aver dato tutto ciò che potevo dare. Ma d'altra parte è un po’ la mia caratteristica, io… non riesco a far le cose a metà, purtroppo per me mi butto a capofitto nelle cose. Tant'è che, oggi, la nostra associazione, non solo ha una rilevanza nazionale incredibile, io non ho più la privacy. Mi sposto, molto, per lavoro Fratelli Berlucchi e io vedo che mi guardano - in qualche posto dove arrivo - mi guardano e poi hanno il coraggio di dirmi: “Ma è lei la presidente della…l'abbiam vista fotografata… l'abbiam vista”. Quindi, la rilevanza nazionale è enorme. Ma, al di là di ciò, il mio obiettivo, che era quello, non solo di potenziare il sud -cosa ottenuta - non solo di dare voce alle minoranze - questa è una mia… desiderio e mi sembra di aver ottenuto anche quello - pur avendo i grossi nomi, che sono tutti ovviamente con noi; e quindi volevo spiegare alle minoranze l'importanza dei grossi nomi, affinché non si creasse una forma di invidia, che è abbastanza umana. Quindi, i nomi importanti dovevano accettare i nomi piccoli, perché il numero avrebbe creato la forza, e i nomi piccoli dovevano dare a Cesare quel che è di Cesare. Quindi, accet…
Stefano Totoro: 00:45:05 E come gliel’ha spiegato?
Pia D. Berlucchi: 00:45:07 Gliel'ho spiegato dicendo che la… fortuna del… singolo è la fortuna di tutti, e la fortuna di tutti è data dalla fortuna del singolo. È quello che dico ai miei operai: “Ragazzi, se l'azienda va avanti voi con le famiglie traete vantaggio, fate gli straordinari, guadagnate di più. Avete l'onore e il vanto di lavorar per la nostra azienda, oltre ad avere la situazione economica. Se voi non fate il vostro dovere e l'azienda non riesce a sostenere il bilancio costi-ricavi, voi andate in difficoltà, l’azien… va in difficoltà l'azienda e di conseguenza andate voi”. Quindi cercare di spiegare che è l'unione, anche morale, di una azienda che porta il risultato. E… non solo, se tutti lavorano la fortuna dell'azienda ricade a ombrello sulla fortuna del singolo: questo è il mio modo di pensare.
Stefano Totoro: 00:45:57 Quanti dipendenti ha?
Pia D. Berlucchi: 00:45:59 Beh… i dipendenti di un'azienda agricola variano da… 15 a 100, a seconda i momenti dell'anno, ecco, quindi, abbiamo dipendenti fissi da 3-4 generazioni: grande soddisfazione.
Stefano Totoro: 00:46:12 Che rapporto ha con i suoi dipendenti?
Pia D. Berlucchi: 00:46:15 Ah Dio… devo dire, mi vogliono molto bene e io parlo in questa forma, devo dire che non ho mai messo orologio per stabilire gli orari di entrata, ma le posso assicurare che le persone arrivan tutte prima dell'orario - sempre prima - questa è una grande soddisfazione da trent'anni. Però, se uno deve andare per una visita, c'è un funerale di un amico, lo chiede, va tranquillamente, non vengono detratte le ore di lavoro, assolutamente. Quindi… - chiaramente bisogna mantenere una linea di funzionamento - però c'è questa grande rapporto umano: uno ha bisogno di dirmi una cosa me la viene a dire, io le chiedo “Questa cosa posso farla?” “Certo che puoi farla!”. Però, devo dire, che in questo modo è anche quando io chiedo qualcosa… Ricordo, un anno, giorno della Madonna Immacolata, 8 dicembre: noi abbiamo l'onore di fornire la prima classe intercontinentale dell'Alitalia, quindi la Magnifica, la classe Magnifica dove si versa la bottiglia grande, non la piccola. Alitalia telefonò, chiedendo 10 mila bottiglie per il 10 di dicembre. Noi eravamo in surmenage natalizio - perché le nostre aziende vanno sempre in surmenage sotto Natale per gli omaggi natalizi - allora io chiamai il capo produzione e gli dissi che bisognava accontentar l'Alitalia e lui mi disse: “Signora come facciamo?”. Allora scesi nella sotterranea, dove stavano lavorando, feci fermar le macchine e dissi: “Ragazzi, ho da farvi una domanda… molto difficile. Sono venuta io, in persona, a farvela. Voi sapete, vero, che noi siamo sull'Alitalia eccetera eccetera…?” “E certo” - loro si facevano belli - anche perché io li coinvolgo in questo, quando abbiamo dei risultati un po' particolari, li chiamo e dico: “Ragazzi, abbiamo fatto…”. “Ebbene” - dico - "Mi chiedono tot bottiglie per… per il 10 dicembre, oggi è 7”. Vidi che si guardavan fra di loro. “Domani è la festa della Madonna Immacolata, 8 dicembre, oltretutto compleanno di mio figlio. Cosa facciamo ragazzi? Diciamo di no ad Alitalia? Facciamo in fretta, diciamo di no, dire di no è la cosa più veloce. Secondo voi è giusto che diciamo di no?”. Parla una donna e fa: “Non si può dire di no a Alitalia” dice questa donna con fare burbero. Risponde un uomo, dall'altra parte, e dice: “Domani mattina, se la signora è d'accordo, lavoriamo dalle 6 alle 11, se lei ci lascia andare a casa alle 11”. Ecco, questa è stata una soddisfazione straordinaria. Allora, io ho detto: “Ragazzi, straordinario, festivo, tutti portate a casa un bottiglione da tre litri, un Jéroboam, in regalo”. A me piacciono queste cose, ecco, quindi… è chiaro che…
Stefano Totoro: 00:48:58 Ce l’ha fatta!
Pia D. Berlucchi: 00:48:59 Sì, ce l’ho fatta, ma io ce la faccio sempre! Perché c'è questo tipo di rapporto, vede… È chiaro che in una grande azienda non si può scendere a queste cose. Però, nella nostra, che ha un numero limitato, io continuo a gestirli in questo modo. Sbaglierò? Sarà giusto? Non lo so. È ovvio che a questo punto della mia vita non posso cambiare. Questo è pacifico.
Stefano Totoro: 00:49:20 E.. ne ha raccontate tante…
Pia D. Berlucchi: 00:49:26 No, stavam parlando delle donne del vino prima, mi sembra.
Stefano Totoro: 00:49:27 Sì, parlavamo delle donne del vino
Pia D. Berlucchi: 00:49:28 Sì che dicevo appunto, come… cos’era l’obiettivo… Ecco no… Il mio obiettivo era quello di togliere dall'immaginario collettivo maschile il pensiero che le donne del vino fossero delle sciocche fanciulle - o non fanciulle - che, per diletto, per passatempo, vendessero il vino, se gli capitava loro a qualche amico in qualche serata in discoteca. E quindi questo è lo spauracchio che io ho battuto in tutti i consigli e devo dire che oggi mi sembra che in Italia l'associazione, non solo abbia una visibilità veramente incredibile - tutti i giornali ne scrivono, ne parlano… se le mostro una rassegna stampa pesa 4 chili, con tutti gli articoli su di noi - ma mi sembra che assolutamente nessuno abbia il dubbio della professionalità delle donne del vino. Questo era l'obiettivo principale.
Stefano Totoro: 00:50:27 Lei ha detto che ha perso molta privacy…
Pia D. Berlucchi: 00:50:31 Si, beh, in effetti…
Stefano Totoro: 00:50:31 Ma questo le dispiace o no?
Pia D. Berlucchi: 00:50:33 Allora, secondo i momenti della vita. Certe volte mi dispiace perché comunque… insomma… devo stare attenta a come mi muovo; certe volte, sicuramente, è anche un grande onore. Non neghiamo mai queste cose, non facciamo…
Stefano Totoro: 00:50:47 C’è la stampa, l'attenzione dei giornalisti…
Pia D. Berlucchi: 00:50:47 Sì, a volte è molto pesante, a volte è molto pesante. All'ultimo Mi Wine ho detto all'addetta stampa delle Donne del Vino: “Se vedo un giornalista ancora giuro che gli sparo”, lei mi ha risposto: “Non puoi perché non hai la pistola!” spiritosamente. Le ho detto: “Anna, non portarmi più qui qualcuno della stampa perché non li posso più vedere”, perché avevo veramente il rigetto alle interviste, alle cose… Quindi lei mi ha trovato in un momento buono, sennò le dicevo di no.
Stefano Totoro: 00:51:13 (ride) sono stato fortunato!
Pia D. Berlucchi: 00:51:13 Ecco quindi a volte non ne potevo più di televisioni, di cose… sono andata apposta a Roma, andata e ritorno in aereo, per fare un'intervista al Gambero Rosso. Ecco, quindi, questo è molto pesante. Non nascondiamoci dietro gli alberi, perché, da un lato è molto pesante, dall'altro è gratificante. Cioè, ecco, secondo me nella vita bisogna sempre essere molto onesti… molto onesti. Io ho avuto de… tante soddisfazioni nel lavoro, continuo a averne… che mi domando, veramente, come siano immeritate così tante soddisfazioni.
Stefano Totoro: 00:51:44 Qual è la più grande?
Pia D. Berlucchi: 00:51:46 Parliamo proprio di lavoro?
Stefano Totoro: 00:51:47 Sì
Pia D. Berlucchi: 00:51:47 Beh, allora una delle più grandi…
Stefano Totoro: 00:51:48 Ovviamente sia del lavoro che…
Pia D. Berlucchi: 00:51:48 Sì, allora, beh, una delle più grandi è stata quando, appunto nel ‘95 Alitalia ha cancellato Moet et Chandon dalla classe Magnifica per fratelli Berlucchi. E allora riuscire a superare - superare, diciamo per motivi ovviamente non solo legati alla bontà del prodotto - ma riuscire a cancellare - soprattutto per noi produttori italiani - un vino francese. Lei sa che da sempre esiste questa spiritosa dialettica fra Francia e Italia, quindi quella che è stata una soddisfazione di lavoro….
Stefano Totoro: 00:52:20 Il famoso campanilismo.
Pia D. Berlucchi: 00:52:22 Campanilismo! È stata una soddisfazione di lavoro straordinaria quella secondo me, ecco. E poi… va beh… poi ne sono venute anche altre: insomma nel lavoro… quando si fanno delle cose belle, quando… il nostro vino è presente in una tal posizione, quando… soprattutto di prestigio, ecco… Ricordo quando - col compianto maestro Giorgio Strehler - Giorgio Strehler scelse la nostra bottiglia etichetta nera - disegnata dal grafico famoso Franco Maria Ricci - la scelse per la sua commedia di Pirandello. Allora al Piccolo Teatro di Milano ci furono tutte queste serate - che poi anche si spostò nel resto d'Europa sempre con la nostra bottiglia - dove la grande bellissima….
Stefano Totoro: 00:53:02 Nella vita?
Pia D. Berlucchi: 00:53:04 Beh, nella vita direi che aver avuto una famiglia, un marito, dei figli… finora tutti in salute e quindi bravi… che hanno dimostrato che conoscono il senso dei valori, di ciò che si può fare e ciò che non si può fare… la soddisfazione dell'impegno di lavoro per… anche per loro, direi, che cosa vogliamo pretendere di più? C'è sempre qualcosa di più, ma dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo no?
Stefano Totoro: 00:53:31 Mi piacerebbe un racconto della sua giornata tipo.
Pia D. Berlucchi: 00:53:34 (ride) E' proprio sicuro che lo vuole?
Stefano Totoro: 00:53:38 A grandi linee.
Pia D. Berlucchi: 00:53:40 A grandi linee, allora va beh… allora… magari… Alle… Così, verso le 6 di mattina… accendo un telegiornale e vedo cosa succede, poi se ho fame vado in cucina mi mangio della frutta, poi ritorno a vedere cosa sta raccontando il telegiornale, poi, se mi è rimasto indietro qualcosa da leggere del giorno prima… magari leggiucchio, leggiucchio qualcosa. Poi, magari vado in cucina, preparo qualcosa da mangiare per la sera… ecco e così… oppure sistemo qualcosa sempre della casa… poi mi vesto e poi, dipende, se devo dirigermi a qualche aeroporto, allora agli aeroporti mi dirigo alle 6 e lì non riesco a far niente, non accendo neanche le notizie del telegiornale, ecco, se invece vengo in ufficio allora… magari cerco di essere in ufficio tra le 8 e le 8.30. E a questo punto comincio a lavorare in ufficio, avendo appuntamenti, avendo cose varie, computer, email, tutte queste cose… l’azienda. Poi quando ci sono naturalmente, a turno, ho qui l'agronomo, l'enologo, il cantiniere, ecco, tutti che devono parlare con me, ecco, e quindi la giornata scorre.
Stefano Totoro: 00:54:48 Con la tecnologia che rapporto ha? Computer…
Pia D. Berlucchi: 00:54:50 Allora, ho dovuto imparare. Voi giovani adorate queste cose, io le ritengo - in maniera secondo me equilibrata - straordinarie, non… non insostituibili, cioè io amo ancora molto la carta - è inutile che le dica che le lettere importanti le scrivo a mano con penna stilografica e ritengo ancora molto bello quando le ricevo, a mano, in penna stilografica - significa proprio che siamo in lunghezza d'onda con quello che me le scrive. Però uso sempre i computer - vede che è qua aperto - io lo uso naturalmente come posta elettronica, perché poi ci sono le ragioniere che fanno la loro parte. Ritengo che i giovani siano molto settoriali in queste cose - ma fa parte del loro mentalità, come il fatto di fare una cosa sola alla volta - e cioè… io trovo che le cose vanno prese per quello che valgono, senza dare dei valori superiori a quello che hanno. Quindi l’email è stupendo ma se io voglio scrivere due righe all'ambasciatore che mi ha ospitato, io le scri… scrivo: “Gentile Signor Ambasciatore”, in penna stilografica, e quello è insostituibile. Poi, un'altra cosa, io trovo che… questa… le macchine vadano supportate dal cartaceo. Per me il cartaceo è molto importante. Per esem… anche perché mi posso trovare, alle famose 6 di mattina - vabbè non sono in ufficio - ma che voglio guardare qualcosa, non ho voglia di accendere le macchine, se io ho un archivio che mi porta la stampa dentro - non dico di tutto, ci mancherebbe altro, ma per esempio, ecco, MiWine che è appena finito, Vinitaly che è appena finito - io ho il mio fascicolo con scritto MiWine, Vinitaly e adesso ci sarà il Merano Wine Festival: c'è il fascicolo Merano Wine Festival. Quando io scrivo, rispondo qualcosa di importante, stampo e inserisco. Sono qui, fuori orario, do un'occhiata, senza accendere. Ecco, invece devo dire che i giovani inseriscono solo nel computer, non… non amano il cartaceo. Secondo me è una perdita… è una perdita perché perdi tempo. Perché quando io chiedo una cosa e uno non se lo ricorda, se io ce l'ho qua, io glielo rispondo subito, ma se lo devo andare a cercare lì… Quindi il mio rapporto è che… devo vivere coi tempi. Dovendo vivere coi tempi ho imparato a usare il computer - è chiaro che lo uso male, tante volte chiamo mia figlia o una ragazza e dico: “Ah, non son capace di farla sta roba”. e loro si divertono molto, loro si divertono molto a insegnarmi, no? E io sto al gioco, quindi tante volte faccio capire, faccio vedere che so meno di quello che so - così…
Stefano Totoro: 00:57:16 Lei viaggia molto… soprattutto per lavoro o viaggia… le piace proprio viaggiare?
Pia D. Berlucchi: 00:57:21 No no no, io oggi viaggio solo per lavoro. Ho viaggiato tanto per diporto, quindi sono abituata a viaggiare, ho viaggiato tanto con mio marito per diporto. Adesso viaggio, direi… Adesso se vado una settimana di vacanza è chiaro, è viaggio per diporto. Però viaggio soprattutto per lavoro, perché facciamo molte serate molte… E noi come fratelli Berlucchi con i nostri vini… i nostri Franciacorta in abbinamento ai cibi… E poi perché questo tipo di clientela che le dicevo prima - il famoso problema del marketing - la clientela del canale Horeca - o Doreca, detto alla francese - ama vedere il produttore e, non da ultimo, secondo me, ama molto vedere se si tratta di una donna. Questo io l'ho trovato positivo. Tanti mi hanno chiesto: “L'essere donna l'ha penalizzata?”, secondo me mi è stato di vantaggio.
Stefano Totoro: 00:58:11 Qual è l'incontro per la sua carriera che lei ritiene più bello?
Pia D. Berlucchi: 00:58:14 Sa, è difficile dire così in 20 secondi il più bello. Io, io sono un ottimista di natura. Vedo sempre il lato positivo delle cose. Quindi per me ci sono molti momenti belli… molti momenti belli e dovrei pensarci… dovrei pensarci perché di trent'anni di vita ci sono stati molti momenti belli, divertenti, appassionanti, commoventi. Le dirò che io metto sempre molto la parte sentimentale - che fa parte proprio, anche quello, del DNA femminile - in quello che faccio. Perciò, da un lato c'è la soddisfazione di mercato, di ottenere un mercato difficile e dall'altra c'è la soddisfazione morale di avere un complimento da parte della controparte che ti lascia… che ti lascia molto soddisfatta. Ricordo un giornalista, una volta, a cui io spiegavo, non mi ricordo quale situazione e questo non interveniva, allora io alla fine della spiegazione gli dissi: “Sono stata chiara?”, questo mi guardò e rispose: “No, lei non è stata chiara”. Al momento rimasi… di stucco e questo continuò: “Lei è stata trasparente.” Al che gli risposi “È il più bel complimento della mia vita, lo ritengo il più bello”. Lei è stata trasparente!
Stefano Totoro: 00:59:32 Con la politica che rapporto ha?
Pia D. Berlucchi: 00:59:34 Allora, non ho rapporto! Nel senso che non mi è mai interessata la politica, non l'ho mai seguita, forse la seguo un po' di più oggi perché non possiamo non seguirla, perché abbiamo un tale bombardamento dappertutto che a volte cambiamo canale per non sentirli più. Purtroppo io sono, in questo, terribilmente lombarda, austro-ungarica, cioè, io son del parere che se ognuno nella vita facesse il proprio dovere - e cioè, che i professori insegnassero, che gli studenti studiassero, che i medici curassero, che gli ingegneri costruissero, che i politici facessero il loro dovere, che la gente la smettesse di discutere, di litigare di, di, di… - ecco, e se tutti si impegnassero a fondo, il mondo, con grande facilità, sarebbe migliore. Perciò, è chiaro che io ho una mia intonazione politica - abbiamo votato da qualche anno a questa parte - e non è difficile capire come e dove un imprenditore lombardo voti - non credo sia difficile capirlo - dati tutti gli ultimi risultati che abbiamo visto. Perché? Perché la mentalità dell'imprenditore, in particolare lombardo, è quella: che ognuno faccia il proprio dovere. Io lo faccio come imprenditore, che lavoro 30 ore al giorno. Il mio ultimo operaio, poverino, lo fa al migliore dei modi - io lo riconosco - lui prende il suo stipendio, ha i suoi contributi, avrà la sua pensione, se fa gli straordinari viene pagato. E quindi, questa è la mentalità: non sfruttare la posizione, l'istituzione, i famosi posti istituzionali e cose che vediamo tutti i giorni. Sa, è molto duro che un imprenditore che dedica tante ore del suo tempo, tanta fatica, accetti che in un posto pubblico ci sian 30 persone quando, se l'imprenditore dirigesse quell’ufficio, ne mette tre, cioè questa è una follia pura. Però, quei tre che mette l'imprenditore è giusto che vengano pagati, anche pagati il doppio se lo meritano. Quindi è questa la mentalità dell'imprenditore, non è non pagare il dipendente. Tu, dipendente, fa’ il tuo dovere e io imprenditore lo faccio come te, ma forse anche di più. E le dirò che il personale della mia azienda ha un rispetto e una stima enorme nei miei confronti. E le frasi che dicono è: “Signora, ma lei non è stanca?”, “Signora, ma lei lavora troppo!”. È questo il rapporto: dove tutti ci aiutiamo. Mi rendo conto che è utopico, è impossibile pensare a una nazione che funzioni così.
Stefano Totoro: 01:01:58 Ma le hanno mai proposto di…
Pia D. Berlucchi: 01:02:01 A volte mi hanno proposto delle posizioni politiche, ho detto: “Signori voi… prima tutto non è… non mi piace come genere”, anche perché, se per caso io accettassi, dopo due giorni mi metterebbero una bomba sulla sedia. Perché io sarei talmente schietta, talmente trasparente, manderei tutti a farsi benedire - perché io sono molto buona ma sono anche molto severa - ragazzi, non mi tollererebbero!
Stefano Totoro: 01:02:23 Ha più nemici o più amici?
Pia D. Berlucchi: 01:02:25 Io credo di avere molti amici, mi sembra di avere molti amici; se fossi nella politica forse avrei molti nemici. Perché con questa mentalità… eh… questa mentalità avrei molti nemici. Ma nel campo in cui io lavoro e lavorano anche gli altri, perché le donne del vino, 730 socie, è gente che sputa sangue da mattina a sera, perciò è il mio campo; l'imprenditoria nella quale io lavoro, è il campo dove lavoro… Quindi, direi che sono a contatto con un… con persone che hanno la stessa lunghezza d'onda nel senso del dovere - che poi diventa anche un piacere, perché lavorare è un piacere - però il grande senso della serietà, del dovere e dell'impegno… Lei capisce che non posso tollerare i perditempo, coloro, quelli che sfruttano… Come potrei accettare la politica con questa mentalità?
Stefano Totoro: 01:03:14 Nel tempo libero, invece, cosa le piace fare?
Pia D. Berlucchi: 01:03:17 Beh io amo molto gli sport e quindi l'inverno fuggo a sciare, la mia grande passione è lo sci, la discesa - naturalmente posso fare anche il fondo - ma preferisco la discesa. Poi nuoto, vado in bicicletta, faccio palestra - non mi chieda a che ora, magari alle dieci di sera vado in palestra fino a mezzanotte - e quindi questo mi serve molto anche come scarica di tensione, lo sport. Poi mi piace, perché mi piace il movimento, perché sono fortemente convinta da sempre che mens sana in corpore sano. E penso di riuscire a sopportare anche un ritmo di lavoro così impegnativo, proprio perché ho un forte allenamento fisico. Sennò, forse, non ci riuscirei. Perché quando viaggio per lavoro con qualcuno che è con me, io vedo che, a un certo momento, tutti quelli che sono con me danno forfait. Io riesco a continuare e quindi penso che sia proprio l'allenamento fisico che mi dà… che mi dà anche questa… finché naturalmente la salute te lo permette - perché se poi uno è malato è un altro discorso - … Quindi io amo molto gli sport. Però, poi chiaramente la cultura, anche quella nei ritagli di tempo, la musica in particolare, perché mia madre…
Stefano Totoro: 01:04:24 Che musica ascolta?
Pia D. Berlucchi: 01:04:26 Eh, mia madre era una pianista, quindi la musica classica è la base della… così… della mia vita.
Stefano Totoro: 01:04:31 Lei non suona?
Pia D. Berlucchi: 01:04:33 Io suonavo il pianoforte, adesso l’ho abbandonato, mia figlia pianoforte, tutti in casa nostra han suonato qualcosa: violino, pianoforte, flauto. Tutti sono appassionatissimi di musica classica. Però mi piace la musica quando è bella. Mi piace molto il jazz. Mi piacciono anche le canzoni… quando uno… quando uno canta bene, ha una bella voce, l'espressione musicale è sempre bella in qualunque… Qualunque sia la forma, sia musica leggera, sia una canzone di Sanremo, Frank Sinatra, Mina, che so io… Celentano, insomma chi sa cantare, Albano e… quindi la musica mi piace molto. Amo molto leggere, e non ho tempo di farlo, però, nei ritagli… così, la mia passione sono i libri storici, amo molto la storia e quindi… mi piacciono le biografie, adesso sto leggendo Ivan il Terribile… Quindi mi piacciono molto le biografie di queste grosse personalità, per capire… al di là di questi aspetti esteriori della loro vita, quale è stata la loro mente, cos'è che ha mosso questi… aspetti esteriori così eclatanti. Cos'è che…
Stefano Totoro: 01:05:46 Le piacciono le biografie… di… personaggi coraggiosi…
Pia D. Berlucchi: 01:05:50 Sì, di personaggi che sono stati famosi nel mondo e perché. Che so… uno può essere Freud, può essere la zarina, Caterina di Russia, la mia passione è Federico II di Svevia… Mi piace molto quella storia lì… anche la storia russa mi piace molto. I russi, io ho sempre amato molti i classici russi. Però anche gli attuali, Nabokov, Bulgakov ecco… E quindi…
Stefano Totoro: 01:06:09 Le piacerebbe una sua biografia?
Pia D. Berlucchi: 01:06:13 No, per carità, banalissima sarebbe… Non avrei motivo di raccontarla.
Stefano Totoro: 01:06:17 Però se dovesse dare una definizione di sé, me ne ha date tante…
Pia D. Berlucchi: 01:06:22 No… Mi sembra di non avergliene date neanche una.
Stefano Totoro: 01:06:23 No, nel senso che mi ha raccontato tante cose che la… la dipingono… comunque… molto bene. Se lei invece dovesse dare una… una definizione di sé, che cosa direbbe?
Pia D. Berlucchi: 01:06:33 Ma potrei dirle un binomio? estremamente sintetico? Razionalità e sentimento? Le piace?
Stefano Totoro: 01:06:42 È un binomio anche ossimorico?
Pia D. Berlucchi: 01:06:43 No, è un binomio che sembra antagonista e che invece è complementare. La razionalità, che significa pragmatismo, piedi per terra, buon senso, affrontare i problemi. Sentimento: passione, dal latino patēre - soffrire, dove soffrire non è solo un aspetto negativo, ma la sofferenza è uno degli aspetti dell'amore. L'amore fa soffrire, ma la sofferenza può anche essere una sofferenza piacevole, non solo spiacevole. E quindi passione, coraggio, sfida. Allora se uniamo il pragmatismo da un lato, con la passionalità dall'altro, in fondo due sentimenti che sembrano antagonisti, si rivelano complementari.
Stefano Totoro: 01:07:30 E questo è importante anche per il lavoro?
Pia D. Berlucchi: 01:07:33 Secondo me è fondamentale, o meglio, io credo di star lavorando ancora, applicando questa complementarietà di due sentimenti antagonisti. Che sia giusto o che sia sbagliato non sta a me dirlo. Però, la situazione è così e non potrei cambiarla.